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dr. med. Alessia Morandi, 25 giugno 2011
Il termine naturopatia deriva etimologicamente dal termine latino natura (nascita), che presuppone di per sé l'idea di un creatore (secondo un'antica locuzione filosofica, Natura naturata è il complesso delle creature, cioè delle cose create) e che infatti a sua volta deriva dalla radice trilittera NeTeR (archetipi, divinità; richiamo al piano spirituale) e dal suffisso -patìa, che può derivare dal greco pathos (sentimento, sofferenza) ma anche dall'inglese path (via, cammino).
Uno dei principi fondamentali in naturopatia è il principio olistico, che considera l'essere umano come un'unità costituita dai piani fisico, emozionale, mentale e spirituale, strettamente interconnessi e interdipendenti, sottoposti a leggi universali secondo cui il piano più sottile (piano spirituale) governa il piano più spesso (piano fisico) e la forma (piano fisico) tradisce la funzione (piano spirituale), ovvero il piano spirituale si manifesta nel piano fisico e il piano fisico è espressione del piano spirituale, da cui deriva la possibilità, da un lato di interpretare i segni del piano fisico come informazioni da parte del piano spirituale, e dall'altro lato di trasmettere informazioni al piano spirituale attraverso un'azione sul piano fisico.
Un altro concetto fondamentale in naturopatia è il vitalismo, secondo il quale ogni essere vivente è governato da un principio energetico dinamico che vi fluisce armoniosamente all'interno conservandolo in vita (vis vitalis) e la manifestazione della malattia è considerata come il tentativo da parte di una vis vitalis perturbata di ristabilire un equilibrio compatibile con la vita, anche se sicuramente non ottimale.
Il concetto di dinamismo è dunque inscindibile dal concetto di vita: dinamico è il movimento di reciproca trasformazione tra le due forze opposte e complementari (yin e yang) all'origine della vita, dinamico è l'organismo che, per mantenersi in vita, scambia informazioni con l'ambiente circostante, trasformandosi (e quindi adattandosi ed evolvendosi) e trasformandolo, in un'interazione reciproca e dinamica tra organismo e ambiente circostante, tra ambiente interno e ambiente esterno, tra microcosmo e macrocosmo.
La mancanza di movimento, di trasformazione e di evoluzione è incompatibile con la vita e d'altronde la vita stessa agisce nel senso della trasformazione e dell'evoluzione spirituale.
La presenza di un blocco, sia esso interiore (a livello fisico, emozionale/psichico, mentale, energetico, spirituale) o esteriore (nei diversi ambiti della vita), che è sempre causa di sofferenza (suffisso -patìa dal greco pathos), può riflettere un blocco a livello della propria evoluzione spirituale, un allontanamento dal cammino (suffisso -patìa dall'inglese path) che si è scelto di intraprendere incarnandosi, e quindi può essere interpretata come un segnale di allarme che stimoli (e quale stimolo migliore del desiderio di alleviare una sofferenza?) a rompere gli schemi mentali e comportamentali inadeguati, per risintonizzarsi con la propria parte spirituale; conseguentemente il blocco stesso, perdendo la sua funzione, non ha più ragione di esistere.
La rottura degli schemi non funzionali non è mai semplice da effettuare, proprio perchè sono statici (dinamismo è cambiamento, staticità è immutabilità), ma anche perchè comporta un periodo di passaggio in cui i vecchi schemi sono indeboliti e i nuovi non ancora assimilati, con conseguente estrema fragilità dell'individuo, e da qui l'importanza delle terapie naturopatiche e della figura del naturopata stesso.
Il processo di guarigione è dunque inscindibile da un percorso di trasformazione, lungo il quale il naturopata ha il compito di accompagnare e sostenere il paziente, aiutandolo a cambiare a livello fisico, emozionale, mentale e, di conseguenza, stimolandolo nella sua evoluzione spirituale.
Alessia Morandi, med. dipl.
naturopata dipl. fed. MTE
omeopata unicista
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Ticino, Svizzera
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